L'acquerello: arte di luce e trasparenze

Pubblicato il 7 maggio 2025 alle ore 08:37
Sıradışı Yaşamlar Serisi: J. M. William Turner

J.M.W. Turner – “Flint Castle” (1838)

Tra tutte le tecniche pittoriche, l’acquerello è forse la più sincera. Non concede troppe correzioni, non permette ripensamenti. Una volta che il colore incontra l’acqua e si posa sulla carta, inizia un viaggio che puoi solo accompagnare, mai davvero controllare.

 

Un po’ di storia

L’acquerello ha origini antichissime. Già nell’antico Egitto si usavano pigmenti diluiti per decorare papiri e pareti. Ma è nell’arte orientale che questa tecnica trova una sua prima identità estetica: in Cina e Giappone, da secoli, si dipingono paesaggi e animali con pennellate leggere e trasparenti. In Europa, l’acquerello si afferma più tardi, dapprima come strumento per decorare manoscritti miniati, poi, dal Rinascimento in poi, anche per studi preparatori. Ma sarà nel Settecento e soprattutto nell’Ottocento che diventerà una tecnica autonoma, amata dai pittori di paesaggi e da chi viaggiava con taccuino alla mano per fermare scorci e atmosfere.

 

Come funziona

Dipingere ad acquerello è un gioco d’equilibrio tra acqua, pigmento e tempo. Si parte da colori molto diluiti, spesso trasparenti, e si lavora per sovrapposizione di strati leggeri. La cosa più importante è sapere dove non mettere il colore: il bianco, nell’acquerello, non si aggiunge, si lascia. È il foglio stesso a fare da luce.

Ci sono due modi principali di stendere il colore:

  • su carta asciutta, per ottenere tratti più precisi e controllati;

  • su carta bagnata, per lasciar fluire il colore in sfumature morbide, a volte imprevedibili.

La bellezza sta proprio lì: nell’impossibilità di avere tutto sotto controllo. Ogni pennellata è definitiva, ma anche viva. Si lavora per velature, ovvero strati sottili sovrapposti, che creano profondità e trasparenza. E ogni errore può diventare un effetto.

 

Superfici e strumenti

La carta è fondamentale. Deve essere spessa, capace di assorbire acqua senza deformarsi. Di solito si usano fogli da 300 g/m², composti da cotone al 100%. Ne esistono di tre tipi:

  • liscia, ideale per i dettagli e le linee sottili;

  • a grana fine, la più versatile, adatta sia a sfumature che a piccoli tratti;

  • a grana grossa, perfetta per effetti materici, dove la texture della carta emerge con forza.

I pennelli devono essere morbidi e capaci di trattenere molta acqua. I più usati sono quelli tondi, che permettono sia tratti sottili che ampie stesure, e quelli piatti, ideali per fondi e lavature. Anche la scelta dei colori varia: si possono usare godet (pastiglie secche), tubetti (più cremosi) o acquerelli liquidi, dal colore più deciso. L’acqua, ovviamente, è la vera protagonista: serve non solo a diluire, ma a creare movimento.

 

Tecniche e gesti: quando l’acqua disegna con te

Ogni acquerellista, prima o poi, impara che non si tratta solo di scegliere un colore, ma di decidere come farlo vivere. Le tecniche dell’acquerello sono delicate variazioni sul tema dell’acqua. Cambia l’ordine, cambia l’effetto. Ma in fondo, è sempre un dialogo tra controllo e libertà.

Bagnato su asciutto è la tecnica più rassicurante: la carta è asciutta e il pennello scivola preciso, quasi come una penna. Si usano così i dettagli, le linee sottili, le forme definite. È perfetta per chi ama osservare e costruire con attenzione.

Poi c’è il bagnato su bagnato, e lì cambia tutto. Si bagna prima la carta con acqua pulita, poi si lascia cadere il colore. E lui si muove da solo: si apre, si espande, sfuma, si fonde con altri toni. È la tecnica della suggestione, dell’atmosfera, delle emozioni non dette.

La velatura è il lavoro di pazienza: si stende un primo strato di colore chiaro, si aspetta che asciughi, poi si aggiunge un altro velo. Ogni strato costruisce una profondità nuova. I colori non si coprono, si sommano in trasparenza. È una tecnica che richiede rispetto per il tempo.

Ci sono poi i contrasti materici, dove si gioca con la grana della carta. Oppure le mascherature, che permettono di risparmiare zone bianche usando gomma liquida o nastro adesivo. E le tecniche sperimentali: si spruzza, si soffia, si gratta via il colore con una lama, o si tampona con carta assorbente. Ogni gesto lascia una traccia diversa.

Alla fine, non c’è un solo modo di usare l’acquerello. C’è il tuo. E si affina con il tempo, come una calligrafia personale che ha bisogno solo di carta, pennello e voglia di esplorare.

 

I maestri dell’acquerello

Uno dei primi a rendere l’acquerello una forma d’arte completa fu Albrecht Dürer, nel Rinascimento. I suoi animali e paesaggi, come la celebre Lepre, sono ancora oggi studiati come esempi di precisione e delicatezza. Ma è nell’Ottocento che la tecnica esplode: J.M.W. Turner la trasforma in pura luce, nei suoi paesaggi marini e cieli in tempesta. Più tardi, John Singer Sargent, in viaggio per il Mediterraneo, realizza acquerelli vivaci e spontanei, capaci di cogliere l’essenza di un luogo con pochi tocchi. Anche Paul Klee e Winslow Homer la usano, il primo per giochi astratti di colore, il secondo per raccontare la natura con potenza e poesia.

 

Un'arte che vive ancora oggi

L’acquerello è oggi più vivo che mai. Non solo nei laboratori artistici, ma anche nelle borse di chi viaggia, nei quaderni degli illustratori botanici, nei taccuini di chi cammina per il mondo. È leggero, portatile, immediato. Ma non per questo semplice.

Chi sceglie l’acquerello sa che dovrà convivere con l’imprevisto. Ma è proprio lì che nasce la bellezza: nel lasciarsi sorprendere.

 

Conclusione

L’acquerello, con la sua leggerezza e imprevedibilità, è molto più di una tecnica pittorica: è un invito a lasciarsi andare, a fidarsi del gesto, a osservare il mondo con occhi più attenti e un cuore più aperto.

Spero che questo piccolo viaggio tra storia, colori e grandi maestri ti abbia ispirato quanto basta per prendere in mano un pennello… o almeno per guardare un’opera con uno sguardo nuovo.

Se ti va di scoprire come interpreto io questa tecnica – e tante altre forme d’arte e creatività – ti invito a dare un’occhiata ai miei lavori. Trovi tutto sul mio sito, e ogni commento o condivisione è sempre benvenuto.

Grazie per aver letto fino a qui. Alla prossima pennellata.

Con affetto,

Fei Adler

Albrecht Dürer – Giovane Lepre (1502)

J.M.W. Turner – Dort o Dordrecht: Il battello da Rotterdam (1818)

John Singer Sargent – “Artist in the Simplon” (1909)

Paul Klee – "Aquarell mit dem grünen Kreuz" (1917)

J.M.W. Turner – “Venice: The Mouth of the Grand Canal” (ca. 1840)

John Singer Sargent – “Villa di Marlia, Lucca” (1910

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